"Adottare" una LIM, in classe non è solo una questione di innovazione tecnologica. Come ho già avuto modo di osservare la sfida più impegnativa non riguarda strettamente le prestazioni e le competenze legate alla macchina ma la trasformazione, anche più complessa, di un certo modo di interpretare il proprio ruolo di docente, le proprie specificità didattiche, il lavoro di progettazione delle attività di apprendimento.
L’adozione di ogni nuova tecnologia influenza sempre nel profondo tutte le attività umane ad essa connessa, spesso lasciando intravvedere nuovi obiettivi o nuove soluzioni per vecchi problemi oppure, nei casi più fortunati, portando innovazioni difficilmente prima immaginabili.
Se assumiamo questa prospettiva apparirà subito chiaro, così come scoprono presto i colleghi che hanno già avuto modo di confrontarsi, che l’ostacolo maggiore non sono le poche competenze specifiche al funzionamento della LIM, ma proprio il sentiero accidentato e poco battuto delle pratiche inusitate che in realtà stimola; pratiche lontane dalle rassicuranti esperienze consolidate, alle quali pure va riconosciuto il merito di essere funzionali ad un modo d’intendere e praticare la scuola.
In questo contesto, pur senza sbilanciarsi in giudizi di merito che non aggiungono nulla di positivo a questa discussione, adottare una lavagna interattiva multimediale nella propria classe significa prima di tutto raccogliere alcune importanti sfide che la modernità ha posto e porrà in modo sempre più pressante all’istituzione scolastica in generale, all’insegnante e alla sua professionalità in particolare.
Bisogna di conseguenza partire da una riflessione che impegni il docente ad investigare come le tecnologie digitali possono essere sfruttate a supporto della propria crescita professionale (accesso ai saperi, partecipazione a comunità online o ad attività di formazione in cui si faccia uso degli stessi strumenti tecnologici, ecc.) prima ancora di produrre lo sforzo della mediazione didattica.
Questa predisposizione, che va oltre la semplice acquisizione di competenze tecniche, permetterà la significativa mutazione del mezzo tecnologico in forma di espressione, in una serie di nuovi linguaggi con i quali tradurre le conoscenze e riorganizzare i saperi.
La trasformazione del dispositivo tecnico in linguaggio è la condizione necessaria affinché nell’innovazione si possa scorgere quel valore aggiunto che giustifica il costo professionale che implica ogni tipo di cambiamento.
Il dato tecnico è quindi solo uno dei risultati attesi, anzi quello più marginale; la vera risorsa è la ricchezza espressiva, sia in senso multimediale sia nel senso plurivoco, condiviso e distribuito proprio della Rete.
L’adozione di ogni nuova tecnologia influenza sempre nel profondo tutte le attività umane ad essa connessa, spesso lasciando intravvedere nuovi obiettivi o nuove soluzioni per vecchi problemi oppure, nei casi più fortunati, portando innovazioni difficilmente prima immaginabili.
Se assumiamo questa prospettiva apparirà subito chiaro, così come scoprono presto i colleghi che hanno già avuto modo di confrontarsi, che l’ostacolo maggiore non sono le poche competenze specifiche al funzionamento della LIM, ma proprio il sentiero accidentato e poco battuto delle pratiche inusitate che in realtà stimola; pratiche lontane dalle rassicuranti esperienze consolidate, alle quali pure va riconosciuto il merito di essere funzionali ad un modo d’intendere e praticare la scuola.
In questo contesto, pur senza sbilanciarsi in giudizi di merito che non aggiungono nulla di positivo a questa discussione, adottare una lavagna interattiva multimediale nella propria classe significa prima di tutto raccogliere alcune importanti sfide che la modernità ha posto e porrà in modo sempre più pressante all’istituzione scolastica in generale, all’insegnante e alla sua professionalità in particolare.
Bisogna di conseguenza partire da una riflessione che impegni il docente ad investigare come le tecnologie digitali possono essere sfruttate a supporto della propria crescita professionale (accesso ai saperi, partecipazione a comunità online o ad attività di formazione in cui si faccia uso degli stessi strumenti tecnologici, ecc.) prima ancora di produrre lo sforzo della mediazione didattica.
Questa predisposizione, che va oltre la semplice acquisizione di competenze tecniche, permetterà la significativa mutazione del mezzo tecnologico in forma di espressione, in una serie di nuovi linguaggi con i quali tradurre le conoscenze e riorganizzare i saperi.
La trasformazione del dispositivo tecnico in linguaggio è la condizione necessaria affinché nell’innovazione si possa scorgere quel valore aggiunto che giustifica il costo professionale che implica ogni tipo di cambiamento.
Il dato tecnico è quindi solo uno dei risultati attesi, anzi quello più marginale; la vera risorsa è la ricchezza espressiva, sia in senso multimediale sia nel senso plurivoco, condiviso e distribuito proprio della Rete.
Nessun commento:
Posta un commento