mercoledì 26 febbraio 2020

Virus, formazione e altre belle cose!

Ai tempi del contagio si scopre, più facilmente del previsto, quanta approsimazione e superficialità ci sia nel modo di affrontare i problemi nel nostro paese. Un altro esempio paradigmadico è la cosidetta formazione a distanza (FAD) che dovrebbe, almeno nelle intenzioni del ministero, venir incontro alle esigenze educative dei nostri ragazzi momentaneamente sospese dalle ordinanze restrittive causa Covid-19.
Ciò implicherebbe:
  • Competenze estese degli insegnanti sulle più comuni piattaforme FAD online
  • Competenze estese degli insegnanti su applicativi e tools digitali per la didattica
  • Competenze estese degli alunni sulle più comuni piattaforme FAD online
  • Disponibilità capillare di dispositivi e tecnologie adeguate (intenet veloce)
  • Specificità professionali in una didattica che possiede metodologie e pratiche molto diverse da quelle tradizionali.
Non voglio neppure affrontare il problema normativo; tutt'altro che trascurabile se, ad esempio, alla formazione così erogata ne dovessero conseguire certificazioni ufficiali.
Credo, anzi temo, che alla fine tutto si ridurrà nell'assegnazione di altri compiti a casa che, intendiamoci, non sono formazione a distanza, ma serviranno almeno a ridurre le ansie degli adulti colti impreparati dall'interrogazione.... a sorpresa!
[continua....forse!]

martedì 25 aprile 2017


« Cittadini, lavoratori! Sciopero generale contro l'occupazione tedesca, contro la guerra fascista, per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre officine. Come a Genova e a Torino, ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire. » 

martedì 6 dicembre 2016

Ma quali competenze digitali?

Sabato 26 novembre sono stato invitato dalla dottoressa Tirocchi dell’università di Torino e dalla dottoressa Taddeo dell’INDIRE, responsabili scientifiche di una ricerca sulla Transmedia Literacy nell’ambito del progetto Horizon 2020, a riferire sulle prime esperienze e sulle attività collegate.
Il contesto era l’interessante Festival dell'educazione 2016 che sta diventando un appuntamento di riferimento importante per la scuola e la formazione in generale.
Fra gli interventi più brillanti si è segnalato senza dubbio quello del professor De Luca, dirigente dell’ ITIS "Avogadro" di Torino, che partendo dalla problematicità del concetto di “nativi digitali” ed evidenziando le difficoltà, talvolta anche di ordine giuridico, per l’affermazione del digitale, concludeva sottolineando che la scuola non può perdere di visita innovazione e progresso senza perdere valore e significato per i giovani e per società.
Proprio partendo dai “nativi” e rimarcando alcuni aspetti che cominciano ad evidenziarsi dalla ricerca mi è parso utile cercare di definire meglio ciò che è stata l’evoluzione delle tecnologie digitali negli ultimi 20 anni perché la ritengo utile a sciogliere alcuni equivoci sul concetto ricorrente di “competenze digitali”.
Lavorando con le classi digitali, mi è parso sempre più evidente come l’accelerazione impressa dai nuovi media stia cambiando il contesto in cui si opera e conseguentemente, l’approccio agli strumenti che si utilizzano.
La prima variazione significativa è la denotazione dell’aggettivo “digitale” che, fin troppo abusato, sembra ormai qualificare azioni, oggetti e processi diversi da quelli che circoscriveva solo pochi anni fa.
La domesticazione del digitale, pensiamo solo ai telefoni, alla tv, o ai giochi, ha avuto esiti difficili da immaginare anche solo qualche anno fa. Il livello di penetrazione dei dispositivi digitali nelle nostre case è ormai elevatissimo a dispetto della ancora relativa bassa percentuale del pc e delle connessioni ad internet.
L’usabilità degli stessi dispositivi che ne abbassa la curva di apprendimento, favorisce la rapida diffusione degli oggetti cosicché questi entrano in modo trasparente nelle nostre azioni ed abitudini quotidiane.
In altre parole l’esplosione incontrollata del mobile, smartphone, tablet e altro, ci ha reso tutti più o meno inconsapevolmente digitali.
Solo qualche anno fa all’aggettivo digitale era associata una sola macchina: il computer: esso richiedeva una serie di pratiche operative che assolvevano a funzioni e processi sempre più sofisticati.
Il computer, al di là delle considerazioni teoriche che di lì a poco dovevano venire, era ancora uno “strumento”, un mezzo la cui teoria abilitava a pratiche sempre più complesse.
La sperimentazione, la simulazione, la programmazione, insieme alla pluralità dei codici e dei canali che erano messi in gioco rappresentavano, semplificando molto, il vero valore aggiunto all’impiego dei pc in molti interventi formativi.
Le caratteristiche cui ho fatto riferimento sembrano tuttavia scomparse dall’orizzonte del digitale: è sufficiente l’evocazione del termine per accorgersi che pochi soggetti pensino principalmente al pc.
Sembra scomparsa o perlomeno molto più attenuata quella dimensione produttiva e operativa del computer che facilitava la problematizzazione, la scoperta, l’analisi.
Se osserviamo poi da vicino i comportamenti dei “loro malgrado nativi” sembra eclissarsi anche un’altra funzione che distingueva i dispositivi digitali almeno fino all’affermarsi di Facebook.
L’affermazione planetaria di internet che ha accompagnato l’inizio del secolo ha contribuito alla progressiva sovrapposizione del dispositivo digitale ai mezzi di informazione e comunicazione.
Ancora oggi l’attenzione che dedichiamo alla rete è per lo più indirizzata verso la gestione dell’informazione in tutti i suoi aspetti, a cominciare da quelli sociali, economici e politici per finire con le sue potenzialità comunicative e relazionali.
Esiste tuttavia un impercettibile scarto, con tutta evidenza generazionale, nell’ossessione per la connessione.
Nei ragazzi infatti tutto ciò sembra perdere rapporto con i principali bisogni informativi: la ricerca e il reperimento del dato è ormai fuori dall’orizzonte valoriale delle cose.
A questo gioca anche il fatto che l’informazione non agisce più in regime di scarsità e ormai appare poco economico fare ricorso a massicce risorse biologiche quando si dispongono performanti memorie esterne e archivi digitali.
Ciò che quindi emerge e sembra prevalere nell’uso quotidiano dei dispositivi digitali è la dimensione relazionale che, quasi inavvertitamente, ha provocato un leggero spostamento semantico della stessa parola.
Digitale oggi è una sorta di ecosistema nel quale si esercitano, più o meno inconsapevolmente, diverse pratiche sociali che incidono, determinano e influenzano la costruzione del sé e dei sistemi sociali di riferimento.
É forse per questo che i ragazzi sono poco interessati alle procedure di gestione di questo o quel software, di come si imposta correttamente una ricerca o di quali sono le caratteristiche di un sito web attendibile.
Il dispositivo deve essenzialmente abilitarli all’accesso, alla costruzione dell’ambiente di riferimento e infine connotarli come operatori; a loro spetta condividere quel set minimo di competenze utili a farsi riconoscere e mantenere contatti e relazioni.
Quando parliamo di competenze digitali ci riferiamo a questo insieme di cose? 

domenica 21 febbraio 2016

Google Presentazioni: pubblicare sul web a tutto schermo

Con gli amici del gruppo "Viaggiare in Clil", progetto sperimentale che vede coinvolte diverse scuole di Torino, proprio l'altro ieri (venerì 19 febbraio) abbiamo approfondito l'uso delle google apps nella didattica.
Spero d'essere stato abbastanza chiaro e soprattutto aver trasmesso delle informazioni utili, facilmente trasferibili sul piano operativo.
Fra le altre cose, molto interesse ha riscosso la condivisione pubblica dei documenti di lavoro.
Ottenere un link veloce e affidabile per pubblicare un lavoro sul web è sicuramente una delle funzioni più interessanti delle google apps.
Proprio in riferimento a questi dettagli tecnici di pubblicazione, volevo fare una precisazione utile soprattutto ad alcune colleghe che, a fine intervento, mi hanno posto una domanda cui forse non ho dato sufficienti indicazioni.
Alcune di loro, che intendevano mettere in rete una presentazione, mi chiedevano come fosse possibile farlo senza che venisse visualizzata anche l'area dell'editing, così come accade condividendo il documento secondo le procedure standard.
Insomma una visualizzazione del lavoro con un link che punti direttamente alla presentazione a tutto schermo!
Ecco la procedura:
  • con il documento aperto clicchiamo sul menu FILE ->PUBBLICA SUL WEB
  • nel popup che si apre è sufficiente cliccare sul pulsante PUBBLICA ->, confermare e verrà visualizzato il link di pubblicazione del documento!
Di default è inoltre attivata la proprietà - Ripubblica automaticamente in caso di modifiche; otterrete così l'aggiornamento in tempo reale alle modifiche di lavoro.
Comodo! Non è vero?!