Quest'anno, in un ciclo di lezioni dedicate all'educazione alla cittadinanza, abbiamo letto e approfondito il documento intitolato "Non cadere nella rete" a cura, fra gli altri, della Polizia delle comunicazioni e del Moige.
I ragazzi hanno subito notato quanto spesso si ripeteva il consiglio di divulgare con attenzione e parsimonia dati e notizie riguardanti la vita privata: dati sensibili, come numero di telefono, abitazione, foto, ecc. ma anche abitudini quotidiane o dettagli relativi ai rapporti interpersonali, agli hobbies, ai momenti di svago. Seppure gli obbiettivi principali dell'azione formativa, responsabilità e consapevolezza dei pericoli della navigazione in rete, erano già impegnativi, come spesso capita con i ragazzi, la discussione sull'argomento si è spinta oltre.
Una riflessione importante è stata fatta attorno al destino dei dati in forma digitale divulgati in rete e di quale controllo è possibile esercitare su di essi soprattutto in relazione ad usi tendenziosi o, peggio, fraudolenti.
E' proprio di questi giorni una serie di articoli, su diversi quotidiani, che hanno come oggetto la reputazione digitale.
Sempre più spesso responsabili del personale, selezionatori o referenti di aziende sbirciano sulla rete, attraverso i principali servizi di Social Network, abitudini e costumi dei candidati o dei propri dipendenti.
Quanto questo sia moralmente giusto se non penalmente rilevante, dato che ci avviciniamo molto alla violazione della privacy, è nelle riflessioni e del dibattito che hanno suscitato questi articoli.
Ai ragazzi suggerisco di guardare attentamente questo divertente filmato che, seppure in inglese, come si suol dire, vale più di mille parole.
Ocio!!!
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